Quando si deve sostituire uno o più denti mancanti, l’implantologia è un’ottima soluzione. E’ però una metodica che richiede alcune attenzioni.
Una valutazione della salute del paziente è la prima delle preoccupazioni: malattie diabetiche, osteoporosi, infezioni sistemiche devono essere opportunamente diagnosticate, compensate o curate. Anche la condizione di salute della zona dove si vuole inserire l’impianto deve essere ben valutata. Eventuali infezioni ai denti vicini o alle gengive devono essere curate ed eliminate. Infatti, quando la gengiva si ammala si può formare una sorta di tasca tra il dente e la gengiva stessa, la cosiddetta malattia parodontale. Uno spazio ricavato dentro l’osso che accoglie la radice del dente e che ora contiene batteri e pus. Un impianto inserito accanto a una tasca può infettarsi e fallire a causa dell’infezione non curata.
E’ necessario poi valutare la quantità e il tipo di osso presente nella zona che deve accogliere l’impianto. Si devono usare vari tipi di strumenti diagnostici: i più frequenti sono la radiografia locale e la radiografia panoramica. Queste ci danno delle preziose informazioni sulla quantità di osso a disposizione e sulla vicinanza di strutture anatomiche delicate che sarebbe pericoloso danneggiare.
Vediamone alcune: il nervo mandibolare, il nervo che porta la sensibilità al labbro inferiore, i seni mascellari, le cavità di lato al naso che se infiammate causano la sinusite, le radici dei denti adiacenti che se danneggiate possono determinare la loro devitalizzazione. Altre analisi sempre molto utilizzate sono la teleradiografia, che mette in rapporto i denti di sopra con quelli di sotto, la TAC – cioè la tomografia assiale computerizzata che identifica i volumi con massima precisione, la MOC – la mineralometria ossea computerizzata, ossia la misura della densità dell’osso.
Anche la chiusura della bocca, la cosiddetta occlusione, deve essere ben valutata. L’inserimento di nuovi denti modifica la situazione esistente con effetti migliorativi o peggiorativi che il dentista di fiducia deve ben valutare per evitare sorprese. Infatti, il tipo di chiusura può determinare tanti problemi come il bruxismo, cioè il continuo digrignamento notturno o il serramento – lo stare con la bocca tesa e serrata anche a riposo. Ma può dare problemi anche in zone lontane, quali dolori al collo, alla schiena o mal di testa.
A questo punto si può inserire l’impianto utilizzando la tecnica più idonea al tipo e alla quantità di osso presente, e alle condizioni di salute locali e generali. Sono molte le possibilità. Vediamone alcune: impianto inserito in modo che subito affiori in superficie (tecnica non sommersa) o lasciato a riposare sotto la gengiva (tecnica sommersa). Inserimento dell’impianto nel momento dell’estrazione del dente (tecnica post estrattiva) o successivamente. Con la realizzazione di una protesi inserita sopra l’impianto immediatamente (carico immediato) o successivamente (carico posticipato). Inoltre si può valutare l’uso di laser chirurgici per migliorare la sterilità della zona da operare (chirurgia laser-assistita).
Il dentista di fiducia deve consigliare al paziente la tecnica più idonea al tipo di condizione presente e spiegare molto bene le varie indicazioni e controindicazioni.
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