Quando si parla di pazienti, che desiderano tornare a masticare e sorridere con denti fissi, urgono complesse e specialistiche valutazioni. Generalmente quando parliamo di pazienti, soggetti con grave e gravissima atrofia mascellare, dobbiamo usare parole molto ponderate.
I soggetti con queste caratteristiche, oggi presso la nostra struttura specializzata di Padova, possovo usufruire di innumerevoli, soluzioni alternative, al classico innesto d’osso autologo.
Sino a poco tempo fà un qualsiasi paziente, che soffrisse di grave atrofia mascellare, riassorbimento osso mascellare e mandibolare, se desiderava sottoporsi ad intervento di implantologia dentale, con l’inserimento di impianti dentali, per sorreggere una protesi dentali fissa, doveva per forza di cose, sottostare ad un innesto autologo di osso, trapianto di mento, oppure anca, o teca cranica:
Nelle situazioni più gravi, per ottenere una sufficiente quantità di osso dove ancorare uno o più impianti, può essere previsto un innesto osseo autologo.
L’innesto osseo autologo è un prelievo di osso da siti donatori del paziente stesso che viene in seguito innestato nella zona ossea carente (dove esiste cioè un deficit osseo che impedisce il posizionamento di un impianto). I prelievi di osso autologo (cioè dal paziente stesso) avvengono da zone intra-orali ( mento, branca montante della mandibola), o da zone extra-orali (anca, teca cranica).
Questi interventi vengono considerati giustamente difficoltosi e disagevoli. Richiedono infatti, da parte del chirurgo implantologo, una certa esperienza e perizia e nello stesso tempo obbligano il paziente a sottoporsi ad un intervento chirurgico alle volte piuttosto invasivo. Inoltre non si deve dimenticare che seguendo questi protocolli i tempi di riabilitazione del paziente si allungano notevolmente.
In alcuni casi, come i prelievi di osso autologo da aree diverse dalla bocca (es. anca o calvaria) è necessario un ricovero del paziente che deve essere sottoposto ad anestesia generale e quindi dovrà essere prevista anche una breve degenza ospedaliera.
In oltre ancora oggi viene suggerito e praticato il Grande rialzo del seno mascellare, quando la zona colpita da atrofia mascellare è quella zona mascellare posteriore, “molare”
I fenomeni atrofici che interessano i processi alveolari dei mascellari in corrispondenza dei siti edentuli raggiungono spesso entità tali da rendere insidiosa, o addirittura irrealizzabile una riabilitazione protesica sostenuta da impianti.
Il riassorbimento delle creste si accompagna ad una relativa superficializzazione di strutture anatomiche. Si può facilmente intuire come procedure di incremento osseo diventino sempre più il primo, necessario, step chirurgico per una successiva riabilitazione implantare.Il posizionamento della fixture può avvenire durante la stessa fase chirurgica qualora la cresta residua sia di spessore e qualità tali da garantire la stabilità primaria all’impianto (almeno circa 5mm), o seguire il grande rialzo del seno di 9 12 mesi (tecnica in due fasi) allorquando lo spessore residuo della cresta sia talmente esile da non assicurare stabilità alla fixture.
Indice Contenuti
Controindicazioni assolute all’intervento er patologie distrettuali
Controindicazioni locali assolute all’esecuzione di un intervento di rialzo di seno mascellare sono le sinusiti acute in atto, le cisti, le neoplasie, la presenza di corpi estranei all’interno del seno e le lesioni periapicali a carico di elementi dentari contigui; non costituiscono invece controindicazione alla tecnica chirurgica eventuali ispessimenti della mucosa sinusale che si configurano come esiti cicatriziali fibrosi a pregresse reazioni periapicali di elementi dentari ormai persi.
Risultati attesi dopo il trattamento implantare e rialzo di seno mascellare
Albrektsson e coll. hanno definito i criteri di successo in terapia implantare:
- 1) assenza di mobilità clinica;
- 2) assenza di radiotrasparenza peri-implantare;
- 3) assenza di dolore, parestesia ed infezioni;
- 4) riassorbimento osseo marginale < 1.5 mm 1 anno dopo il carico e 0.2 mm per anno successivo;
- 5) successo del 90% a 5 anni e dell’85% a 10 anni degli impianti inseriti nell’arcata superiore;
- 6) successo dell’85% a 5 anni e dell’80% a 10 anni degli impianti inseriti nell’arcata inferiore.
Appare ovvio quindi che un insuccesso sarà caratterizzato dall’assenza di tali criteri fino alla possibile perdita del l’impianto stesso. L’insuccesso, tuttavia, non coincide esclusivamente con la perdita dell’impianto: infatti, la presenza di un impianto ancora mantenuto in situ ma che presenta una perdita ossea superiore a quella descritta con associato dolore ed infiammazione dei tessuti molli circostanti non può essere considerato un successo, bensì una sopravvivenza. Si intende infatti per sopravvivenza la proporzione degli impianti ancora ritenuti nell’osso ad un certo periodo di tempo, anche se privi di validità clinica o causa di effetti collaterali.
Nonostante la tecnica chirurgica di elevazione della membrana sinusale sia sicuramente predicibile,non sono rari i casi nei quali è possibile imbattersi in complicanze che eventualmente possono compromettere l’esito dell’intervento.
Complicanze più frequenti post rialzo di seno mascellare
Le complicanze postoperatorie spesso sfociano in degenza prolungata e riduzione della qualità della vita nei pazienti affetti. Pertanto, è importante identificare fattori di rischio associati con complicanze postoperatorie ed eliminarli quanto possibile.
I pazienti con diabete sono ad alto rischio di lenta guarigione e infezione della ferita in seguito ad un’operazione . Tuttavia, rimane indeterminato se coloro che subiscono la chirurgia orale siano esposti a maggior rischio di infezione chirurgica rispetto ai pazienti non diabetici, infatti in alcuni studi condotti su pazienti con tumore della testa e del collo, nessuna correlazione significativa tra il diabete e infezioni chirurgiche è stata trovata.
Un’ elevata qualità dell’igiene orale postoperatoria è ritenuta fondamentale per i pazienti. La cura della salute orale è stato riconosciuto come essenziale per ridurre le complicanze postoperatorie
A tale riguardo gli effetti indesiderati possono essere:
- • Complicanze vascolari
- • Complicanze infettive
- • Complicanze di ordine anatomico
Complicanze legate a incompleta osteointegrazione..
Le complicanze vascolari più frequenti sono la recisione delle anastomosi tra l’arteria alveolare posteriore superiore e l’arteria infraorbitaria descritte, in studi autoptici, nello spessore della corticale ossea della parete laterale del seno mascellare a solo pochi millimetri di distanza dagli apici dei premolarimolari, e nel contesto dei tessuti molli a circa 2326 mm dal margine crestale dei settori latero-posteriori.
La recisione del vaso può determinare:
- 1. un’intensa emorragia intraoperatoria, talora di difficile gestione che può cessare
- spontaneamente grazie ad una contrazione reattiva del vaso interrotto dalla soluzione di continuo.
- 2. un emoseno ritardato di molte ore rispetto l’incidente operatorio per cessazione dello spasmo reattivo del vaso
- 3. difficoltà di attecchimento dell’innesto la cui neovascolarizzazione proviene, tra le altre, anche da quest’arteria.
Oggi fortunatamente nella sede di Padova, possiamo baipassare, tutte queste tecniche che danno ad oggi meno garanzie di Successo.
Una delle tecniche che maggiormente usiamo, per la soluzione di questi casi complessi è l’impianto Pterigoideo o “Cerchiaggio di seno mascellare” che altrimenti, come letto sopra andrebbero soggetti ad interventi di innesto d’osso autologo, oppure tentare di riabilitare la zona con il grande rialzo del seno mascellare
In cosa consiste l’intervento di impianto Pterigoideo?
Semplice, l’impianto Pterigoideo viene inserito nell’osso Palatino, staccato e concomitante l’osso mascellare, fungendo da pilastro posteriore una volta inserito.
Esempio di inserimento Impianto Pterigoideo, zone interessate e soluzione alternativa sia all’innesto che al rialzo.
Il turismo dentale, quando manca l’osso conviene?
Quando un paziente è sprovvisto d’osso mascellare e desidera sottoporsi ad una riabilitazione implantare con denti fissi, il solo parametro economico per valutare e di conseguenza decidere il dafarsi, NON BASTA ASSOLUTAMENTE.
Quando si deve andare incontro ad interventi complessi, perchè si è carenti di osso mascellare sicuramente risulta saggio restare nel proprio paese e affidarsi a medici esperti e affidabili, con decine di casi documentabili e risolti con soddisfazione piena da parte del paziente.
Esistono alternative all’innesto d’osso mascellare, come l’impianto Pterigoideo, L’impianto Zigomatico, lo Split Crest, quando l’osso oltre che riassorbito verticalmente risulta ritirato anche sul piano orizzontale, assottigliandosi sempre più.
Certo esiste l’alternativa, per baipassare il grande rialzo del seno mascellare, per realizzare l’osso sufficiente per poi inserire in quelle zone posteriori impianti dnetali sufficientemente forti per sorreggere una protesi dentale fissa, per la masticazione e la futura estetica.
L’impianto Pterigoideo, serve a baipassare il grande rialzo del seno mascellare, perchè realizza nelle stesse zone di ancoraggio il pilastro che serve per il supporto poi della protesi dentale fissa
L’impianto dentale Pterigoideo è un impianto speciale, serve esclusivamente per i pazienti con gravi atrofie mascellari, che non possiedono osso mascellare posteriore, sufficiente abbastanza per l’inserimento di un impianto dentale ordinario.
La sua lunghezza è di 18 millimetri, e viene inserito da medici esperti, nell’osso palativo, concomitante il muscolo Pterigoideo, serve per baipassare il grande rialzo del seno mascellare e fornire il pilastro posteriore per sorreggere la protesi dentale fissa, in oltre l’inserimento di questo impianto speciale, offre l’opportunità di aumentare in estensione il numero degli elementi stessi, che da 12 passa a 14.
Il prezzo dell’impianto dentale Pterigoideo varia da caso a caso, struttura a struttura e bravura da medico a medico, ogni centro presenta il proprio prezzo.
Il prezzo base di un intervento, su paziente con grave atrofia mascellare, riabilitato con la tecnica del cerchiaggio di seno mascellare, parte da un minimo di 13 mila euro a salire, dipende dal numero di impianti dnetali inseriti, da quale tecnica intraprendere per risolvere la gravità di assenza d’osso mascellare ritrovata. RICHIEDI UN PREVENTIVO SU MISURA Cell 388 7527525
L’intervento implantare con l’ausilio di queste tecniche specializzate, con l’inserimento di impianti Pterigoideo o Zigomatici non risulta dolorosa, il medico esegue l’anestesia locale ordinaria e la sedazione cosciente endovenosa, con l’ausilio di un medico anestesista, che monitora tutto il tempo dell’intervento. In questo caso il paziente non sente nulla.
Generalmente il tempo impiegato per l’esecuzione della riabilitazione implantare su soggetto con grave atrofia mascellare dipende, dalla gravità di osso mancante, le tecniche riabilitative progettate per la soluzione e quali e quanti impianti speciali inserire per la soluzione.
Generalmente si parte da un minimo di 1:30 per i casi meno complessi, sino a 3:00 per i casi con l’inserimento di Impianti Zigomatici.
Generalmente da i dati in nostro possesso, possiamo affermare, che il post operatorio, dopo l’intervento con inserimento di impianti dnetali Pterigoidei o zigomatici, oppure entrambi, non risulta assolutamente complicato.
Durante l’intervento iniettiamo al paziente sia una dosa di farmaco antidolorifico, antinfiammatorio e cortisonico, la miscela di questa iniezione, non permette il rigonfiamento delle parti anatomiche interessate all’intervento, il paziente quasi mai percepisce dolore, qualche fastidio e si riprende completamente 24/36 ore dopo l’intervento. Nel caso si dovesse risentire fastidio o dolore, da non sopportare al bisogno, si puo’ assumere un qualsiasi antidolorifico. Ma come diciamo e come riportano i pazienti, la parola dolore in queste tipologie di interventi, risulta: “Non Pervenuta“
Dopo l’intervento di implantologia con poco o assenza totale di osso mascellare, il paziente non resterà nemmeno un solo giorno senza i denti.
Ricordiamo, che è sempre il medico e valutare e decidere il carico immediato o il differito, in ogni caso, si uscirà dallo studio o con una protesi dentale provvisoria fissa, nel caso del carico immediato, oppure con un protesina removibile provvisoria, nel caso, la valutazione sia negativa per il carico immediato.
Il tempo di guarigione, osteointegrazione degli impianti dentali nell’osso, varia da paziente a paziente essendo l’iter soggettivo da individuo ad individuo, ma possiamo rispondere, con un minimo di 4 ad un massimo di 6 mesi, l’osteointegrazione dovrebbe concludersi.
Durante la masticazione con una protesi removibile, in soggetto atrofico sottoposto ad intervento di implantologia senza osso, risulta assolutamente indolore, in quanto, la protesi non viene mai in contatto durante la masticazione con gli impianti, perchè essi sono ad una profondità tale, quindi sommersi, che la protesi non li raggiunge.
Ogni 3 mesi eseguiamo una visita di persona, con relativa tac o panoramica in studio, in questo modo possiamo seguire e tenere monitorati i progressi di ciascun paziente, nel caso l’osteointegrazione sia giunta a guarigione, inizieranno i preparativi odontotecnici per l’inserimento della protesi dentale fissa definitiva.
Il paziente sin da subito all’inserimento di protesi fissa definitiva puo’ iniziare a masticare, da subito cose un po’ piu’ soffici, e nel corso di una settimana 10 giorni arrivare alla normalità e masticare tutto, ricordandosi sempre di tenere un minimo di riguardo e non sforzare troppo e non strappare con i denti davanti, detto questo il paziente torna ad una vita piena e soddisfacente, senza particolari accorgimenti per il futuro.
Gli impianti dentali inseriti in soggetti con gravi atrofie mascellari, durano come gli altri, se il paziente, non morde cibi estremamente duri, oppure si mette a rompere le noci con i denti, esegue una buona igiene orale domiciliare, sempre dopo mangiato e non fuma, gli impianti dnetali durano anche 20/25 anni.
La protesi và spazzolata con un qualsiasi spazzolino a setole morbidi, eseguire una pulizia profonda con l’idropulsore questo garantisce l’igiene ottimale, senza che si formino luoghi dove il cibo risiede e ristagna. Con questi piccoli accorgimenti la nostra nuova dentatura durerà decenni.
L’idropulsore è simile ad uno spazzolino, solo che al posto delle setole emerge una piccola cannuccia, che eroga un getto di acqua ad alta pressione, regolabile di volta in volta, per togliere eliminando ogni piccolo residuo di cibo, con molta facilità, igienizzando in questo modo la nostra bocca, l’igiene e l’integrità del manufatto si manterranno nel tempo.
Ricordiamo che questa tipologia d’intervento viene esguita da medici estremamente specializzati, bravi e scrupologi, di conseguenza al paziente dopo l’intervento viene fornito tutto l’occorrente, per la tranquillità sia propria che degli impianti dnetali. Viene fornita tutta la certificazione degli impianti dnetali, con relativo passaporto implantare, e la garanzia scritta di 5 anni sulle protesi dentali e 10 anni sugli impianti dentali.
Oggi sulla base della soddisfazione, che misuriamo in prima persona, proveniente dalla diretta soddisfazione del paziente, possiamo certemente dire, che questa soluzione è da privilegiare rispetto, alle soluzioni ordinarie di innesti d’osso mascellare e grandi rialzi del seno mascellare. In oltre presso il nostro centro, puoi visionare decine di casi clinici di pazienti, che prima di tè si sono sottoposti a questa tipologia di intervento implantare fisso, risolutivo e definitivo, la loro contentezza, basta per dissipare qualsiasi dubbio, se pur legittimo. Buona riabilitazione a tutti i pazienti con poco o senza osso.
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