Gli impianti sono realizzati in materiali eccezionalmente forti e sono progettati per resistere a forze masticatorie calcolate con ampi margini di sicurezza. Tuttavia, per quanto davvero rara, la rottura dell’impianto è possibile, ma a parte questo incidente meccanico, i problemi associati agli impianti dentali sono più spesso imputabili alla rottura dei tessuti che circondano l’impianto stesso. Tre sono le condizioni che possono portare alla perdita di tessuto intorno all’impianto: le condizioni locali, le condizioni sistemiche, il sovraccarico dell’impianto. Vediamo ciascuna condizione nel dettaglio:
- Condizioni locali. I batteri si accumulano intorno all’impianto proprio come farebbero intorno al dente naturale. Se ai batteri viene concesso di rimanere in quella posizione, la gengiva si infiamma ed eventualmente provoca la distruzione dell’osso che sostiene il dente. Questo processo ha un nome, è la malattia parodontale, che si chiama in questo modo proprio perché si sviluppa intorno al dente (dal greco peri, intorno). Lo stesso procedimento si sviluppa anche intorno a un impianto, se la placca batterica si accumula e non viene rimossa con una corretta igiene dentale. L’impianto è più facile da pulire rispetto al dente che sostituisce, ma se l’igiene è frettolosa o negligente il danno al tessuto di supporto è quasi certo. Altri danni locali possono derivare da un uso improprio degli strumenti di pulizia o dal contatto con una varietà di irritanti meccanici, chimici o termici;
- Condizioni sistemiche. Qualunque condizione sistemica che impedisca al corpo di riparare le ossa o altri tessuti di supporto può provocare la perdita di sostegno per l’impianto. Condizioni come l’osteoporosi, le malattie del collagene, il diabete incontrollato, l’uso frequente di tabacco o di alcolici, l’assunzione di stupefacenti o qualunque malattia debilitante possono impedire al corpo di ripararsi correttamente. In presenza di queste condizioni l’aspettativa di vita dell’impianto è ridotta;
- Sovraccarico. Ogni volta che una struttura viene sovraccaricata, qualcuna delle sue parti cede. Ci sono carichi che rientrano nella tolleranza fisiologica dei tessuti che sostengono un dente o un impianto, e in questo caso non solo i tessuti reggono perfettamente al carico, ma questo addirittura stimola l’osso di sostegno a svilupparsi ulteriormente e a conservarsi integro intorno al dente o all’impianto. I denti partecipano con diversi gradi di forza ad attività come il mangiare, il deglutire e il parlare: queste forze sono in genere fisiologiche, e in assenza di anomalie stimolano la formazione di massa ossea. Durante i periodi di estrema attività muscolare, per esempio quando si sollevano oggetti pesanti, la maggior parte delle persone stringe i denti con notevole forza; questa forza può superare di molte volte la forza totale applicata a un dente durante il pasto. Ma anche se sono veramente intense, queste forze vengono in genere esercitate per periodi di tempo molto brevi, perciò la probabilità che provochino danni è molto esigua: queste forze possono superare i carichi fisiologici in grandezza, ma in genere non in durata. Anche lo stress emotivo può provocare danni non solo ai tessuti che sostengono il dente, ma anche a quelli che sostengono l’impianto. E’ questo il caso del bruxismo, il digrignamento involontario dei denti. Lo stress emotivo può inoltre alterare la chimica del corpo provocando una condizione sistemica che indebolisce i tessuti di sostegno e li rende più soggetti a rottura. Un altro caso è rappresentato dalle gomme da masticare, il cui utilizzo può trasformare un carico fisiologico in uno patologico semplicemente aumentando la quantità di tempo durante la quale le forze vengono esercitate, passando dai 40 minuti di durata media di un pasto a 12-14 ore al giorno. Riassumendo, questo significa che se viene tenuto in buone condizioni igieniche in un corpo sano che non si lascia devastare dallo stress, un impianto può durare senza problemi per molti, molti anni. Ovviamente, non tutte le persone soddisfano tutte queste condizioni tutto il tempo, tuttavia secondo la letteratura specialistica i dati retrospettivi di successo totale degli impianti sono del 95% a 5 anni, questo significa che il 95% di tutti gli impianti inseriti è durato senza problemi per un periodo di almeno 5 anni, e che solo il 5% degli impianti ha dovuto essere rimosso prima di 5 anni. Un dentista preparato che abbia accumulato negli anni molta esperienza nel campo arriverà a installare impianti che durano almeno 15 anni, anche se i dati di vita media degli impianti correntemente in uso sembra, secondo alcuni autori, superiore ai 20 anni. Attenzione: è impossibile conoscere in anticipo la durata di uno specifico impianto; le cifre indicate si riferiscono alla letteratura scientifica corrente ma in nessun caso rappresentano una garanzia.